Mundis imaginalis, Imaginatio vera, Alam al mithal

       
 
 
       
I due samurai

All'alba livida del giorno prestabilito i due samurai più famosi del Giappone si incontrarono per il duello.
L'uno conosceva l'altro per la sua fama e i suoi combattimenti.
Si salutarono onorevolmente, decisero di attendere un po' per meglio godere lo spettacolo dell'aurora, conversarono cordialmente, scambiarono degli haiku, poi si misero immobili in posizione di combattimento.
Il mattino trascorse, poi il pomeriggio, la notte, e i due contendenti erano ancora immobili l'uno di fronte all'altro. All'alba del terzo giorno uno dei due si mosse, si avvicinò all'altro, poi con un leggero inchino gli porse la spada e disse. " Hai vinto"
.

       
Assalto all'isola di Moon, centro del druidismo 59 d.C

I legionari avevano traghettato su barche a fondo piatto, la cavalleria era giunta a guado. La scena sulla spiaggia li tenne fermi. Illuminati da grandi fuochi, i Druidi e le sacerdotesse con ampi mantelli e maschere spaventose lanciavano alte grida e maledizioni all'indirizzo delle legioni romane. Era un altro mondo che si apriva tra urla incomprensibili e agitazione frenetiche. Allora Svetonio parlò ai legionari e il suo spirito scettico vinse la meraviglia un po' spaurita dei soldati e nelle schiere druidiche non videro più che donne isteriche e sacerdoti fanatici. Si gettarono addosso e li massacrarono.
       

I n t r o d u z i o n e

L'Immaginario come spazio tra sensazione e intelletto ha confini indefiniti e com-prenderlo, nelle sue implicazioni simboliche, artistiche, letterarie e psicologiche è un compito enorme e affascinante, che tuttavia non posso assumermi in questo contesto. Le relazioni che seguiranno (tratte da - L'uso della metafora in psicoterapia - Riza Scienze. N° 38, 1990) propongono schematicamente, attraverso la collaborazione tra l'emisfero destro (immagini e metafore) e sinistro (proposizioni teoriche e tecniche) lo sviluppo delle immagini mentali e, soprattutto, le connessioni con le mappe cognitive e successivamente con le narrazioni.

Le immagini mentali sono come gli spezzoni di un film in svolgimento. La somma di tutti gli spezzoni riuniti in scene sono le mappe cognitive. Poi il regista ,utilizzando tutte le scene, le collega, dando ritmo, azione, coerenza e significato per costruire la trama, una storia unica, una narrazione che inizia e finisce.

       
1. SVILUPPO IMMAGINALE

Nello stesso tempo in cui si crea un'immagine del mondo, l'uomo che pensa si trasforma da sé.

C.G. JUNG

       

In principio vi è un mondo immaginale in cui il neonato è immerso. Questo mondo ha un suo spazio ben definito: l'emisfero destro del cervello che conserva ancora il ricordo di tempi antichi quando, attraverso questo emisfero, le voci degli dei si manifestavano agli uomini. Ma la ragione, il Logos, che agisce nell'emisfero sinistro, esplorando, sistematizzando e quantificando la realtà in categorie logiche,introduce la coscienza dell'Io e il principio di non contraddizione che spodesta le voci che nascono dall'emisfero destro (Jaynes:1976).
La terapia basa il suo intervento nella analisi e nella trasformazione delle immagini mentali e delle narrazioni poiché queste sono fattori fondamentali nello sviluppo psichico e nel processo terapeutico. Per sviluppo psichico intendo una evoluzione attraverso un processo di adattamento tra realtà interna ed esterna (Langer: 1969).
I mediatori tra realtà esterna ed interna sono dapprima le immagini mentali e successivamente le mappe cognitive e le narrazioni, le quali insieme alla immagini mentali costituiscono una struttura interpretante che impone all'Io la propria "visione" della realtà esterna e di se stesso.

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2. COMPENDIO

Le nostre esistenze sono la rappresentazione dei nostri sogni: le nostre storie cliniche sono fin dall'inizio, in un modo archetipico, drammi, e noi siamo maschere (personae) attraverso cui risuonano (personare) gli Dei. Come i sogni, anche le fantasie interiori hanno la logica avvincente del teatro.

Hillman

a) La psiche "ragiona" per immagini le quali agiscono in un luogo psichico (teatro)
denominato immaginario.

b) L'Immaginario è luogo di mediazione tra sensazione e intelletto e possiede il
potere di orientare il comportamento umano.

c) Quando si sviluppa un Io sufficientemente maturo si forma la prima mappa
(copione) la quale interpreta e si adatta alla realtà esterna dell'individuo.

d) Si sviluppa anche un Io immaginale (regista) il cui adattamento significa poter
immaginare la realtà (Hillman).

e) Possiamo, seppur riduttivamente, collocare l'immaginario nell'emisfero
cerebrale destro.

f) Analogamente possiamo collocare la maggior parte dei processi razionali
nell'emisfero cerebrale sinistro.

g) Gli attori dell'Immaginario sono endogeni, cioè generantisi dalle dinamiche
inconsce dell'individuo e esogeni, cioè provenienti dalla realtà esterna.

h) Ogni attore narra una sua storia cercando di farla prevalere e imporla agli altri
attori e al regista.

i) L' Io costruisce una sua storia (narrazione) subordinando gli attori alla recita di un
testo comune (trama o romanzo) in cui vuole sentirsi protagonista .


l) La comunicazione terapeutica si basa sull'uso di un linguaggio che possa agire
direttamente sull'emisfero sinistro ed indirettamente sull'emisfero destro.

m) Il processo terapeutico consiste nella trasformazione dell'Immaginario e nella
conseguente ristrutturazione delle narrazioni attraverso l'uso della
metafora in modo che l'Io veda se stesso nelle maschere quella particolare
storia che è suo destino rappresentare.

Una terapia riuscita è quindi una collaborazione fra narrazioni, una re-visione della storia in una trama più intelligente, più immaginativa che implichi altresì il senso del Mythos in ogni parte della storia.

Hillman

Il teatro come luogo scenico nel quale ogni attore vuole narrare una sua storia può essere vista come una metafora e può essere completata da un'altra metafora, dove lo svolgersi della vita, si compie lungo un percorso. L'uomo avanza lungo questo cammino utilizzando un veicolo molto particolare. Il proprio corpo. Il Tao ci propone una metafora di questo veicolo e del relativo Cammino della Vita. Noi siamo come una carrozza la quale rappresenta il nostro corpo fisico, che circola su una strada, simbolo della vita o piuttosto del Cammino della Vita.
       

METAFORA DELLA CARROZZA

La strada su cui inizia il viaggio la Carrozza è una strada sterrata che presenta buche, gibbosità, sassi, solchi e fossi da ogni lato. Le buche, le gibbosità e i sassi sono le difficoltà, gli urti della vita da superare. I solchi sono gli schemi già esistenti che prendiamo dagli altri e che riproduciamo. Le fosse, più o meno profonde, rappresentano le regole, da non oltrepassare per non incorrere in un incidente.
Il viaggio comporta delle curve che impediscono la visuale oppure si attraversa zone di foschia e temporali. Sono tutte fasi della vita in cui ci troviamo, confusi, "nella nebbia" e non riusciamo a "veder chiaro" dinnanzi a noi.
La carrozza è trainata da due cavalli, uno bianco (Yang) a sinistra e uno nero (Yin) a destra. I cavalli simboleggiano le pulsioni mentre il cocchiere rappresenta la nostra mente, il nostro Conscio. La carrozza è il nostro corpo che ha bisogno di continue manutenzioni per essere efficiente. La carrozza è dotata di quattro ruote, due anteriori (le braccia), che danno la direzione o piuttosto implicano da direzione data dal cocchiere ai cavalli, e due posteriori (le gambe) che portano e trasportano il carico. All'interno della carrozza ci sono due tipi di passeggeri, quelli che iniziano il viaggio dall'inizio e continuano fino alla fine e altri che salgono durante il viaggio. I passeggeri che salgono all'inizio del viaggio sono figure archetipi che (Dei) che provengono dall'inconscio collettivo le altre che salgono più tardi sono le figure genitoriali, l'Ombra, la Persona, l'Anima e altre.
La carrozza avanza dunque sul cammino della vita guidata in apparenza dal cocchiere perché , se è vero, che è lui a guidare ed a occuparsi del viaggio, la destinazione è determinata dai passeggeri, ovvero i passeggeri stabiliscono e concordano una destinazione comune. Il cocchiere conduce la carrozza e dalla sua condotta (ferma ma dolce) dipenderà la qualità e la comodità del viaggio (esistenza). Se maltratta o logora i cavalli, questi, ad un certo punto, si imbizzarriranno e rischieranno di provocare un incidente, proprio come le nostre emozioni non controllate, portano ad atti irragionevoli e pericolosi. Se il conducente è troppo rilassato la carrozza entrerà nei solchi della strada (imitazioni degli schemi parentali, identificazione con il conscio collettivo, etc..) correndo il rischio di finire nel fossato o subire deviazioni. Allo stesso modo se il conducente non è attento, non saprà evitare le buche (colpi, errori della vita) e il viaggio sarà disagevole per la carrozza e i passeggeri. Se
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