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1 - ERRANZE - pagina 3

La sessuologia mi sembrò e ancora mi sembra un luogo privilegiato per un approccio multidisciplinare non solo di discipline medico biologiche e antropologiche ma anche un punto di convergenza per le diverse scuole di psicoterapia. Negli anni che ho frequentato la Scuola di Sessuologia della Prof.ssa Baldaro Verde il mio interesse si è indirizzato principalmente verso l'immaginario erotico come scena, teatro di quelle fantasie che guidano i comportamenti sessuali e non solo.

 

Gli autori a cui mi sono maggiormente appoggiato nel mio percorso sono Neumann, Foucault, Hillmann e Stoller. Ho scelto la figura di Havelock Ellis per il suo grande lavoro pioneristico e coraggioso in un secolo tendenzialmente sessuofobo e soprattutto perché è stato il primo autore moderno ad esplorare l'immaginario erotico . Le basi teoriche di queste esperienze le espongo sommariamente in un concetto unificante e un luogo che chiamo mondo immaginale o immaginario e questo spazio in divenire non delimitato è laboratorio, officina , atanor, per nuove idee e confronti.

 

Un altro punto fondamentale che voglio sottolineare è il predominio attuale della tecnica nella psicoterapia. Il mio interesse per la fiaba mi porta spesso a essere coinvolto come membro di giuria in concorsi per fiabe e, leggendo questi lavori, noto spesso in queste composizioni la mancanza di un fattore fondamentale nella struttura della fiaba: la trovata, o se vogliamo essere psicologici, l'insight, che permette al protagonista di risolvere una situazione cruciale. Invece nella maggior parte delle fiabe che leggo.. Il principe o Pollicino sta per essere sopraffatto quando … estrae la sua spada o la bacchetta magica e… risolve la situazione sic et simpliciter (come si vede nella spazzatura mass-mediatica che i bambini quotidianamente ingeriscono). In alcune occasioni mi rivolgo direttamente al bambino e inizio una piccola fiaba:

C'era una volta un contadino che viveva con la sua famiglia sulle sponde di un fiume profondo e impetuoso. Ogni anno per vendere il lavoro dei suoi campi doveva viaggiare per molti giorni lungo il fiume e infine attraversarlo pagando onerosi dazi.
La soluzione ai suoi guai sarebbe stata quella di costruire un ponte, ma le sue misere risorse rendevano impossibile l'impresa. Un giorno, proprio quando, sulla sponda del fiume, pensava alle sue disgrazie, gli apparve il diavolo che gli propose un patto: avrebbe costruito in una notte il ponte ma.. si sarebbe presa l'anima del primo essere vivente che avrebbe attraversato il ponte. Il diavolo mantenne la promessa e la mattina dopo il ponte era pronto. Ma come fare ad attraversarlo?

Chiedo ora ai bambini di concludere la fiaba e le risposte sono indicative e desolanti: "prendo la spada o la bacchetta magica e uccido il diavolo" oppure "vado da un vecchio saggio che mi procura un incantesimo per attraversare il ponte indenne". Il bambino non usa la sua fantasia e intelligenza per risolvere i problemi ma si affida solo sulla efficacia della tecnica mascherata da fantasia. Cos'è infatti la spada potentissima o la bacchetta magica prodigiosa che salva da situazioni difficilissime se non un oggetto della tecnica? La soluzione classica della fiaba in questione che "gabba" il diavolo è quella di fare passare per primo sul ponte un cane.
Questa mia rimarcante attenzione o cruccio è motivata dalla convinzione che il predominio della tecnica uccida la fantasia. E. Fromm temeva che l'uomo nel futuro potesse divenire non uno schiavo ma un robot eterodiretto, condizionato dai consumi . Per uscire dal labirinto bisogna prima essere consapevoli di essere in un labirinto. Matrix ci insegna. In un vecchio romanzo di M. Ende - La storia infinita- si racconta proprio della fantasia degli uomini che sta scomparendo e ci si chiede il perché. Nelle ultime pagine del romanzo uno dei responsabili di questa distruzione ci spiega che mancando la fantasia sarà più facile dominare gli uomini. Nel brano "Forme del Patire" cerco di mostrare come il patire, luogo di sofferenza e conoscenza, divenga ora solo impedimento all'adattamento e al successo. In "Camminare, raccogliere e attendere" ribadisco la mia convinzione che ogni autore parli solo per le sue opere, i suoi scritti e insisto sulla necessità di non portare sulle spalle la zattera, ed infine concludo con la metafora del viaggio.

     

Il riconoscimento dell'Ombra è ciò che io chiamo opera da apprendista, ma venire a patti con l'Anima è opera di un maestro, e non a tutti è dato di compierla.
C. G. Jung

C.G.Jung

Perciò ….

In questo sito non troverete tecniche brevi e risolutive (altrimenti chiamate miracoli), consigli illuminanti, facce sorridenti di esperti che tutto sanno come fare per rendere le vostre prestazioni eccellenti ed efficaci in modo da raggiungere il successo nel lavoro, nel sesso, nella vita e… naturalmente vivere sempre felici e contenti.

 

 

 

2 - FORME DEL PATIRE

Relazione presentata al Congresso nazionale AISMNT 2002

     

Senza dubbio, io dissi, la conoscenza è il cibo dell'anima; e si deve badare, amico mio, che il Sofista non ci inganni quando decanta quello che vende, come i commercianti all'ingrosso, o al dettaglio, che vendono il cibo del corpo; poiché essi decantano indistintamente tutte le loro mercanzie senza conoscere quali in realtà siano benefiche e quali nocive: né lo sanno i compratori, ad eccezione di un medico che capiti a comprare da loro. Similmente coloro che portano intorno le mercanzie della conoscenza, e fanno il giro della città, e li vendano e li dispensano a qualsiasi cliente ne sia in cerca le lodano tutte allo stesso modo; benché non mi meraviglierei, amico mio se molti tra loro in realtà fossero del tutto ignoranti circa l'effetto che esse esercitano sull'anima; ed i loro clienti sono egualmente ignoranti, a meno che, colui che compra sia un medico dell'anima. Se pertanto hai intendimento di ciò che è bene e di ciò che è male, tranquillamente potrai comprare la conoscenza da Protagora o da chicchessia; ma se non è così, allora, amico mio, fermati; e non mettere a repentaglio i tuoi interessi supremi in un gioco d'azzardo. Poiché vi è maggior rischio nel comprare conoscenza che nel comprare carne e bevande.

Platone - Protagora


Vedo nella tecnica oggi imperante in ogni campo e soprattutto nella psicoterapia, uno spaesamento dell'anima, un asservimento alle logiche del potere e della manipolazione.

Il rapporto psicologo-paziente, inteso come sistema circolare originario di feedback (fig. A) subisce una rottura, una riduzione da sistema circolare a triangolare (fig. B )

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Colui che si affida esclusivamente alle tecniche, lo psicotecnico, non vede il paziente ma i suoi sintomi e nei sintomi non legge una storia ma una patologia che esclude la soggettività del paziente e rinvia a un quadro clinico che porta la riflessione sulla malattia come entità clinica che ha una prognosi, un decorso, un esito, ma mai un senso (*). La deriva che nasce da questo cambiamento rimuove la sofferenza, l'ansia, l'angoscia, come esperienza e conoscenza che rinvia sempre ad un senso e lo riduce solo ad impedimento e così il rapporto tra lo psicotecnico e paziente rimane esclusivamente meccanico, dove il malato, in quanto portatore di sintomi chiede in realtà non di guarire, inteso nel senso di cicatrizzare la sua ferita, ma, di non soffrire. Se nella malattia il paziente trova il mezzo più economico per risolvere i suoi problemi, lo psicotecnico trova, nell'affidarsi alla tecnica, il mezzo più economico per non entrare in risonanza con il paziente e la malattia.

 

 

Ben di rado si vede un uomo infelice per non aver penetrato l'animo altrui, ma sono fatalmente infelici coloro che non avvertono i moti del loro animo.
Marc'Aurelio

 

 

L'occultamento dell'anima esalta e fa sconfinare il desiderio dell'uomo di rimanere sempre giovane, prestante, soddisfatto e chiede alla tecnica di riconsegnarli lo stato edenico perduto, dimenticando che il farsi uomo è stato proprio nella scelta di abbandonare il paradiso e la perenne infanzia.
La tecnica priva l'uomo della ricerca di un senso ma lo anima di un desiderio infinito, di una ricerca dell'onnipotenza la quale fatalmente si scontra col suo destino di morte. Lo scarto tra il desiderio e il destino è l'angoscia che non svuota il domani delle sue illusioni, ma svuota l'oggi della sua forza poiché l'uomo ammalato di un desiderio infinito avverte la sua finitudine in un corpo che ogni giorno gli rammenta il suo destino.

 

Quindi...

 

C'è un gruppo di viaggiatori sperduti in una foresta buia e profonda:

 

Incontrano per caso il loro guru, che si era perduto prima di loro. Inconsapevoli della sua impotenza, gli chiedono di mostrare loro la strada per uscire dalla foresta. Egli può rispondere soltanto: « Non posso farlo.» Ma posso indicare le strade che si addentrano più profondamente nel bosco; dopo cercheremo una via d'uscita.
S. Kopp

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