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2.4 - LA COPPIA ERRANTE

L’altra premessa fondamentale del viaggio è quella di poter viaggiare senza una meta , cioè di errare.

A chi mi domanda la ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quello che fuggo, ma non so quello che cerco.

 

Montaigne

 

 

In Platone (Timeo 47e-48e) due principi contrapposti governano l’universo: la Ragione (Nous) e la Necessità, chiamata anche la Causa errante. La Ragione spiega l’uomo e l’universo ma è la Necessità che governa la psiche attraverso gli eventi causati dall’errore.

Il lapsus e l’equivoco svelano gli intenti della psiche e interrompono il flusso ordinato del logos. Un’altra verità (aletheia) si manifesta e riconduce l’uomo, attraverso l’atto accidentale e mancato al suo inevitabile errare esistenziale.

 

Socrate: in quanto a verità (aletheia) anche questa è una parola che assomiglia alle altre

per la sua composizione. Infatti il diverso flusso dell’essere è stato indicato con il nome di aletheia quasi ad intendere la verità come errante vagabondaggio divino: theia ale

 

(Cratilo, 421b)

 

Hermes, messaggero e guida delle anime, opera tanto attraverso le menzogne che la verità, esprimendo le voci contraddittorie della nostra psiche. Mentre il Logos impone la distinzione che rimuove la contraddizione, Hermes evoca la Totalità dis-ordinata della psiche la cui conoscenza è coscienza della Causa errante. Così vaga il cavaliere errante e l’eroe delle fiabe e così vagano gli amanti in un viaggio senza una meta precisa e una strada certa. Errare è l’atto che , deviando dalla strada voluta dalle sicurezze della ragione, produce errori, ansie e conflitti, come messaggi della psiche, la cui interpretazione invita al cambiamento. L’eroe delle fiabe, uscendo dalla famiglia, deve sperimentarsi con il mondo esterno e così gli amanti, uscendo dall’innamoramento, sperimentano insieme il quotidiano.

Erra l’uomo, finché cerca

Goethe - Faust

L’errare, allora, è risonanza del mio viaggio-vagabondaggio interiore. L’uomo si muove nel mondo credendo di agire in un viaggio dettato dall’apprendimento delle sole regole del Logos ed invece percorre due cammini che si intersecano: l’uno lineare dell’Io che si affida alla Ragione e l’altro spiraliforme ed erratico della psiche.

Per i Greci l’uomo era soggetto a quattro follie, manie (Fedro, 265b): la follia poetica dominata dalle Muse, la profetica da Apollo, l’iniziatica da Dioniso e l’amorosa da Eros e Afrodite. L’uomo moderno esclude le prime tre ma ribadisce il potere dell’ultima nella concezione di amour-passion che tutto travolge. Eros fa vivere all’Io l’altro come specchio della propria similarità per trascinarlo alla esperienza di un Noi fusionale. Il compito di Eros infatti è quello di unire, e ri-trovare l’androginia iniziale in una esperienza fusionale e atemporale che allontani Phobos e Thanatos, La coppia perciò erra, all’interno di se stessa e nel mondo nella costruzione ed evoluzione di un vivere in due che, dopo la fase edenica dell’innamoramento, esige il duplice e sofferto confronto verso se stessa e il mondo.

Lamina 0 - IL Matto

Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone

Yun Men

2.5 - METAFORE DEL VIAGGIO

 

Nelle "Mille e una notte", il principe, ormai convinto della assoluta inaffidabilità delle donne, ritorna al suo palazzo e ogni mattina  manda a morte la donna con la quale ha avuto un rapporto sessuale nella notte, finché incontra Sherazade. In un’altra variante della storia…….

LE MAGICHE ROSE

Il principe ritornando a palazzo  sosta presso la casa di un saggio sufi e gli espone il suo tormento e la sua tristezza. Il saggio gli dice: “ Quando vuoi vendicarti di qualcuno lasci solo che quel qualcuno continui a farti del male. Prima di tornare al tuo palazzo devi liberarti dai ricordi che ti tormentano.” e gli narra di un giardino agli antipodi del mondo, dove crescono delle rose  magiche il cui profumo ha il potere di dare l’oblio. Il principe parte con i suoi fidi e durante i mesi e poi gli anni capitano avventure insolite, incontri strabilianti, battaglie vinte e perse, paesi e costumi meravigliosi, finché dopo sette anni di viaggio, in cui ha perso la maggior parte della sua scorta, rimanendo solo con pochi amici, giunge al giardino e scorge il cespuglio dove fioriscono le magiche rose. Si avvicina al cespuglio ma, improvvisamente si chiede. “Perché devo sentire il profumo di queste rose?” 

     

IL POZZO MAGICO

C’era una volta un uomo che voleva sapere quale significato dare alla sua vita. Si recò allora presso un pozzo magico che dava  responsi sull’avvenire e gli pose la domanda. Il pozzo rispose:"A tre leghe verso nord troverai un villaggio dove, nella piazza principale, vedrai tre botteghe. Lì potrai trovare il significato della tua vita".

L’uomo si mise in cammino e arrivò alla piazza di quel villaggio e vide una bottega  che vendeva fili metallici, l’altra placche metalliche e l’ultima oggetti di legno. L’uomo non capì  e se ne andò sconsolato.

Anni più tardi, sempre con la stessa domanda interiore insoddisfatta, mentre di notte vagava  per una foresta, udì un suono dolcissimo che lo commosse profondamente. Si avvicinò alla fonte del suono e in una radura illuminata da alcune torcie  scorse un uomo che suonava un sithar. In quel momento si ricordò di quanto aveva detto il pozzo magico e del significato delle tre botteghe che vendevano separatamente i pezzi con cui era costruito un sithar. Allora non era ancora pronto, ma ora capì che la sua vocazione, era quella di divenire un musicista.

     

FALSO VIAGGIO

Il barone aveva ambizioni sconfinate, ma abitava in un piccolo castello ai confini dell’impero. Ormai vedovo, con una figlia bellissima, si tormentava  imprecando contro il destino che non gli permetteva di raggiungere i suoi fini.

Si ricordò che poco lontano dalle sue terre viveva un famoso mago. Il castello del mago era su una montagna aspra e scoscesa.Intraprese il viaggio e finalmente arrivò al castello del mago. Bussò al portone e una voce gli intimò di entrare da solo. Trovò il mago in una ampia stanza con un grande camino acceso. Il mago gli offrì da bere del vino ma il barone rifiutò e subito fece le sua richiesta: voleva diventare imperatore. Il mago restò impassibile, per un po’ in silenzio, poi disse: “Ti aiuterò a diventare imperatore ma quando lo sarai mi darai in cambio tua figlia. Il barone accettò e promise solennemente di rispettare il patto. 

Pochi mesi dopo l’imperatore si trovò a transitare nelle terre del barone. Il mago suscitò una grande tempesta di neve e una valanga ostruì la strada. L’imperatore fu costretto a sostare presso il castello del barone. Il mago istruì il barone sul comportamento da adottare verso l’imperatore e questo nelle lunghe giornate di attesa cominciò ad apprezzare il barone e lo volle portare con se a corte.  Il barone  a corte, aiutato dal mago riuscì a sventare tutti gli intrighi e le invidie e fu nominato capo dell’esercito e mandato a combattere un vicino regno che minacciava di invadere l’impero.

Il barone, sempre aiutato dal mago, riuscì a sconfiggere il nemico. Al ritorno in patria l’imperatore ormai vecchio e senza figli lo nominò suo erede. Un anno dopo l’imperatore morì e il barone gli succedette.

Allora il mago si presentò a corte e chiese all’imperatore, come  pattuito la mano della figlia.

“Come osi, tu, che sei niente al confronto della mia grandezza, chiedere la mano di mia figlia !” lo apostrofò l’imperatore dal suo alto trono. “Ora ho al mio servizio maghi, più potenti di te . Vattene o ti farò rinchiudere nelle segrete.”

Il mago, sospirò, poi battè le mani tre volte e il palazzo, la corte, i dignitari, tutto scomparve e il barone non più imperatore si ritrovò , come la prima volta che aveva incontrato il mago, nella stanza dove ardeva il camino e sul tavolo ancora stava il bicchiere di vino che aveva rifiutato: tutto era stato un sogno.

Il mago allora disse: “Le tue ambizioni, barone, poggiano sul tradimento e la menzogna e ora vattene, ma ricordati, d’ora in avanti non saprai più se la vita che stai conducendo sarà realtà o sogno, perché in qualsiasi momento io potrò apparire, battere tre volte le mani e ti sveglierai sempre qui.

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L’ULTIMO VIAGGIO

 

La malattia, che l’esperienza della morte cura, è l’accanimento di vivere 

 

Hillman

L’uomo era ricco e potente, ma stava morendo. Aveva consultato tutti i più famosi luminari della medicina, ma nessuno lo aveva guarito. Un giorno un vecchio amico gli disse:” So che esiste nell’Egeo un isola dove vive un uomo, chiamato il giardiniere, che veramente ti può guarire, ma solo se risponderai ad una sua domanda, altro non ti posso dire.” L’uomo partì  subito, preparandosi a rispondere a lla domanda. “Forse” si ripeteva: “sarà un rebus, un indovinello, come quello di Edipo e la sfinge?”. L’isola era piccola e verde ed era abitata da un piccolo villaggio di pescatori poi c’era la casa del guaritore e un’ampia foresteria.

Si presentò subito e vide, in un grande giardino, un uomo che stava potando un cespuglio di rose. Prima ancora che potesse parlare l‘uomo gli disse:”la maggior parte degli uomini non sa quando morirà, alcuni possono sapere quando accadrà e questa può sembrare una disgrazia o una opportunità.” Ma l’uomo, che aspettava solo la domanda per la guarigione , non capì ed anzi si irritò. Il giardiniere che aveva notato il cambiamento, sospirò e disse: ”So perché sei venuto e la mia domanda, per la tua guarigione, è questa- Dammi la tua unica e vera ragione perché tu possa interrompere il tuo destino e continuare a vivere. Per risparmiarti rifiuti non allettarmi con denari, potere, pietà e sesso. Ti posso solo dire che la risposta non è al di fuori di te, ma dentro te. Ora va e medita , quando sarai pronto, ritorna". L’uomo, scosso da queste parole, si ritirò nella foresteria 

e cominciò a riflettere sulle parole del giardiniere.

“Non posso tentarlo con soldi, potere e donne” si disse “potrei mostrargli la foto di mia moglie, dei miei figli ma le sue parole sono chiare, anche la pietà non conta.” Si guardò intorno e vide altri uomini che , come lui, erano in cerca di una risposta. Parlò con loro.

Un famoso scienziato l’aveva implorato invano per avere tempo di finire una scoperta che avrebbe salvato molte vite, un noto brigante l’aveva minacciato di morte, ma tutte le blandizie e minaccie non erano servite. Eppure alcuni erano ripartiti dall’isola  sereni e con  uno sguardo nuovo. Si allontanò dagli altri e alloggiò nel piccolo villaggio di pescatori, lasciando passare in ozio, il bene a lui più prezioso, il tempo.

Osservava la vita semplice dei pescatori e dei bambini e il susseguirsi delle albe, dei tramonti e delle notti. Un giorno vide dei pescatori che dalle reti avevano tratto degli oggetti di palstica. Un vecchio pescatore accanto a lui mormorò sconsolato:” Ormai il fondo del mare è ricoperto da queste porcherie, inutili,dannose che non muoiono mai.” L’uomo ebbe un sussultò e cominciò a riflettere sulle parole del vecchio pescatore che così tanto lo avevano turbato. Dopo pochi giorni si presentò davanti al giardiniere e gli disse: “Non ho una ragione unica e veramente importante per non morire perché sono un uomo come gli altri e seguo come tutti le leggi dell’universo. Inutile andare contro la corrente, Voglio solo prepararmi a questo ultimo viaggio e lasciarmi portare dalla corrente fino a sfociare in quel mare che sento molto vicino” Il giardiniere annui, poi si avvicinò ad un cespuglio di rose, prese una rosa, la più bella, gliela porse e disse: Tu sei come questo fiore reciso ma solo da ora puoi veramente assaporarne la bellezza e il profumo.

Nulla nella canzone della cicala fa presagire che presto scomparirà.

 

Basho

VIAGGIO CHE NON FINISCE

 

Senza sapere

Il perché o il come

pionieri tremanti

andiamo

laggiù

o in nessun luogo

e ci portiamo dietro

i nostri fardelli pesanti

la vita

la speranza

e il sonno

per cullarci nei sogni

La verità del sogno

è nel sogno

La realtà del ricordo

è nel ricordo

e i canti

volano nel vento

bisogna cercarli

nel vento

Bere quando si ha sete

camminare quando conviene

fermarsi quando è necessario

scordarsi dell’orologio

lasciar perdere il calendario

riposarsi presso il torrente

che non sembra abbia niente da dire

Imparare a sentire

a tacere

  Luciano De Giovanni

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2.6 - La ferita degli amanti

 

Noi quando amiamo abbiamo solo questo da offrire: lasciarci; perché trattenerci è facile e non è arte da imparare.

 

R. M. Rilke

Lamina XIII - La Morte

Lamina VII - Il Carro

L’innamoramento, come insegna la favola di Eros e Psiche, è l’occasione fortunata, il kairos , di trovare  un compagno per  viaggiare, questa volta non soli.  Altre volte abbiamo avuto la compagnia di parenti, amici, figli, ma l’innamoramento è l’occasione per avere un partner che ci accompagnerà per tutto il viaggio.

Psiche, nella favola di Apuleio, viene rapita da Eros, così come gli amanti sono rapiti dalla loro passione. Eros però non vuole farsi vedere, viene di notte e nella oscurità gli amanti godono degli amplessi amorosi. Psiche ama Eros, vive il desiderio di lui, lo immagina ma non lo conosce. Questo immaginario, che non ha riscontro nella realtà, viene facilmente inquinato dai cattivi consigli delle sorelle di Psiche che inducono Psiche a  “vedere” il suo amante. Il momento in cui gli amanti si vogliono veramente vedere , si feriscono poiché l’uno non è come l’altro lo ha immaginato. Quando la fase dell’innamoramento cade, deve subentrare l’amore, come superamento della ferita che ogni amante infligge all’altro.

Poiché nel momento in cui gli amanti si vedranno la loro ferità sarà nel vivere la trasformazione o la morte delle immagini ideali che , nel periodo dell’innamoramento, ognuno ha creato per se e per l’altro. Il disvelamento dell’oggetto di amore, produce il legame dell’odio o una delusione  così lacerante da sfociare nel lutto e nella depressione. Eros si rivela allora fratello di Thanatos. Cesare Pavese, nella consapevolezza dolorosa di Eros che trasmuta in Thanatos dice: verrà la morte e avrà i tuoi occhi".

Gli amanti, dopo la caduta, dovranno affrontare il lutto dell’immagine ideale, lasciando quella onnipotenza, dovuta alla illusione che ogni carenza era colmata dall’altro e accettare la fine di questa illusione di completezza nella nostalgia e nella consapevolezza che l’oggetto idealizzato rimarrà sempre in una tensione ideale, Photos , che mai si incarnerà.

In questa fase che possiamo definire, alchemicamente al nero, ogni amante accetta la ferita e la malinconia che deriva dalla presenza-assenza dell’altro. Il rifiuto di accettare la tristezza come passaggio apre la strada all’angoscia della perdita irreparabile. Questo passaggio critico può essere visto come lo scorrere dei granelli di sabbia nella clessidra, dove ogni granello per raggiungere la parte in basso della clessidra deve passare per un foro, piccolo e angusto.

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Nel mito gli amanti si feriscono quando Psiche si punge con la freccia di Eros e ustiona Eros con una goccia della lampada che era servita per vedere l’amante. Questa duplice ferita rappresenta la sofferenza che l’amore infligge alla conoscenza e la conoscenza all’amore .

Eros ferito fugge, l’innamoramento scompare. A Psiche  rimane la scelta se fuggire o ri-cercare l’amante per ri-trovarlo e ri-amarlo  infine diverso da ciò che era stato immaginato nell’innamoramento. Psiche dovrà , nella sua ricerca, superare delle prove e fatiche così come gli amanti, quando lo spazio dell’illusione sarà svanito, dovranno accettare dolorosamente il fatto che l’oggetto idealizzato è anche portatore di differenze che , contrastando con l’immagine ideale, li faranno soffrire. Una leggenda persiana ci parla di Lucifero come colui che più di ogni altro amava Dio. Quando Dio creò l’uomo e ordinò agli angeli di sottomettersi a questo, Lucifero si ribellò, ma non per il suo orgoglio. Egli amava così profondamente e intensamente Dio che non poteva inchinarsi di fronte a nessun altro. E fu per questo che venne condannato a vivere nell’inferno, a vivere lontano da ciò che amava sopra ogni altra cosa. Per l’amante la perdita dell’oggetto amato idealizzato è come vivere all’inferno. Ma il suo destino sarà in base alla esperienza che vorrà fare di questo luogo, certamente di sofferenza ma anche di trasformazione.

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