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ERRANZE

Alterius non sit qui suus esse potest.
Paracelso

Non sono niente
Non sarò mai niente
Non posso non voler essere niente
A parte questo ho in me tutti i sogni del mondo
.
F. Pessoa

La presenza sulla porta della targa "Psicologo"
non attesta nulla circa l'anima del professionita
che vi sta dietro.

Hillman

Initium sapientiae, timor domini.
Basilio Valentino

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Ogni curriculum ripropone, nella sua molteplice varietà di date ed eventi, un discorso del logos scarno ed efficace su tecniche ed apprendimenti conseguiti nell'arco della vita professionale. L'elenco ben ordinato dei diplomi, congressi, seminari dovrebbe mostrare impegno, competenza, serietà di intenti e suscitare affidabilità nei pazienti e rispetto nei colleghi.

Questi doverosi esercizi e balletti della Persona, ammissibili in un mondo dominato dal consumo e dalle apparenze, dovrebbero venir meno nella nostra professione dove la psico-logia è discorso sulla psiche che coinvolge e riverbera l'anima. Il mio intendimento della terapia segue un percorso che, pur riconoscendo le ordinate certezze del logos, privilegia un discorso dell'anima per l'anima.

L'anima come metafora principale del discorso della psicologia è soprattutto un punto di osservazione sulla cose che si concretizza nella possibilità di fare esperienza attraverso il sogno, l'immagine, la fantasia, o in altre parole attraverso un mondo immaginale primariamente simbolico e metaforico. Le vie di questa psicologia, che trovano il loro principale riferimento nella psicologia archetipica di Hillman, si distaccano dalle basi biochimiche e storico-sociali dell'esperienza umana per rivolgersi a quelle aree della cultura dove predomina il linguaggio metaforico: mitologia, religione, arte, letteratura, teatro. Per altri colleghi fare terapia è un lavoro come altri con un efficace uso di tecniche, sentimento, buone intenzioni e una sana visione che separi la normalità dalla follia (1): insomma una corretta pedagogia di solo adattamento per questo mondo malato (2)

La scelta, come io la vivo, non è nel fare lo psicologo ma, soprattutto, nell'essere psicologo, facendo un lavoro il cui l'oggetto, il paziente, con le sue ansie, angosce, sogni, mi riconduce sempre alle mie ferite o, meglio, a come ho saputo trarre esperienza dalle mie ferite. 

Il medico migliore è il medico ferito. Il terapeuta è solo una guida che conosce sommariamente la strada da percorrere insieme al paziente.


Queste premesse mi portano a considerare la psicoterapia essenzialmente come una scelta inconscia prodotta da dinamiche di eventi accaduti nell'infanzia.
Tra le esperienze che hanno formato la mia infanzia ricordo due libri che incautamente mio padre aveva lasciato a alla mia portata.

Il primo era di Edgar Allan Poe e il secondo era un libro con i disegni di Willam Blake. Riuscii poco a capire l'intreccio e le tematiche di Poe, ma entrai subito nell'atmosfera dei racconti e ne rimasi affascinato e turbato: allo stesso modo, fu per i disegni cosmogonici e fantastici di Blake. In quel momento si spalancò un universo di immagini e sensazioni più reale del reale che formò la mia predilezione per il fantastico, il meraviglioso, il bizzarro, l'arcano, il gotico, il mito, la fantascienza e tutto quel materiale che possiamo ricondurre al concetto di Immaginario, di un mondo immaginale intermedio tra quello empirico della sensazione e quello intellettivo del Logos.

Questa mia preferenza mi ha condotto a scegliere modalità di espressione, di comunicazione e indirizzi psicoterapeutici che privilegiavano l'immaginario. Più tardi negli anni compresi che la mia porta sul fantastico era già una terapia su me stesso, una mezzo per esprimere, rappresentare le mie dinamiche inconscie poiché "non vedevo come gli altri vedevano, né le mie passioni scaturivano da una fonte comune e le mie pene avevano la stessa sorgente…" (3).
Le paure e le angosce trovavano la loro rappresentazione nella visione degli dei ancestrali di Lovecraft, nel gotico magico di Jan Potocki o nelle vertigini tecnocratiche di P.Dick.Per arrivare infine alla labirintica biblioteca-universo di Borges. Freud e Winnicot divennero tappe necessarie non per rappresentare ma per trovare una chiave di interpretazione tra ciò che immaginavo e quello che sentivo. La Gradiva del Jensen e Il Perturbante furono le prime letture dove scoprivo il piacere di dare un senso al mondo immaginale. Ma più compiutamente, Jung, Hillman, Durand, Corbin, Zolla mi introdussero in un universo simbolico, affascinante ed eterogeneo dove l'inconscio non era luogo da colonizzare ma da scoprire. I miti, le favole, il simbolismo delle immagini trovavano una chiave di lettura.
La mia esigenza di capire, oltre che esplorare, mi condusse dapprima verso gli studi di filosofia, antropologia e storia delle religioni, ma queste letture e conoscenze non mi soddisfacevano poiché mi avvertivo sempre di più come uno spettatore.

 

Freud e allievi Winnicot Pessoa

     
Per capire e ancora amare la foresta dove vivevo trovai un sentiero che saliva lungo una collina. Più salivo e più riuscivo ad abbracciare la valle dove ero venuto scoprivo fiumi, villaggi e paesaggi lontani e, nello stesso tempo, potevo creare una mappa del territorio. Ma nella salita mi distaccavo dai suoni, dai profumi e dai vividi colori della valle.Le vette dello spirito mi allontanavano dalla valle dell'anima.

Per salire compiutamente bisogna prima scendere fino in fondo, quindi mi dedicai completamente alla psicoterapia con esperienze di training regolari, seminari e corsi in scuole di psicoterapia o solo letture e studio di autori che mi interessavano. Ho sempre creduto che il di-scorso della psiche non può essere limitato a nozioni e tecnicismi ma abbracci ogni espressione e creazione umana come l'arte, la letteratura, la poesia.
Lo studio dell'arte o la lettura di un "buon" autore, come Proust, Dostoyesky, Conrad, Dick, Gadda, Buzzati, Pessoa… è ben più stimolante di molti paludati trattati.

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